Schede Google Local piene di spam. Ma Google cosa fa?

Aggiornato il 24 Giugno 2016

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Credo sia capitato a molti di voi di imbattersi in schede local ben posizionate ma palesemente spam.

La questione più incredibile è che solo l’anno scorso (2015) Google ha lanciato oltre 4 milioni di penalizzazioni manuali a livello organico, un numero decisamente impressionante e che presuppone un’enorme mole di lavoro… se solo applicasse la stessa attenzione su Google My Business!

Forse non è un caso che Maps al contrario si legga SPAM 😀 !

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Attualmente la situazione dello spam su Google My Business è davvero pessima. Lo spam è ovunque e ciò che è maggiormente preoccupante è che Google non sembra intraprendere contromisure adeguate. Lo ha fatto per alcuni settori, è vero, ma non riesce ad agire in maniera tempestiva e globale in tutti i settori.

Di seguito vediamo le 4 tipologie di spam più comuni, nelle quali è molto facile imbattersi.

1. Nomi impropri del business

Le linee guida parlano chiaro:

Il nome deve rispecchiare quello reale della tua azienda, noto ai clienti e utilizzato nelle vetrine, nel sito web e nella cancelleria.

Eventuali informazioni aggiuntive, se pertinenti, possono essere incluse in altre sezioni delle informazioni sull’attività (ad es. “Indirizzo”, “Categorie”). L’aggiunta di informazioni non necessarie (ad es. “Google Inc. – Sede aziendale Mountain View” invece di “Google”), compresi slogan di marketing, codici negozio, caratteri speciali, orari di apertura e chiusura, numeri di telefono, indirizzi web, informazioni sui servizi e sui prodotti, indirizzi e località, indicazioni o informazioni sul posizionamento, come “Bancomat Chase in Duane Reade”, non è consentita.

A guardare i risultati non sembra che Google stia facendo qualcosa di drastico per far rispettare questa regola. D’altra parte, avere delle parole chiave nel nome aiuta effettivamente a miglioare il ranking, pertanto i marketer continuano a provarci, contravvenendo alle regole.

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Quindi, cosa succede se si viola questa regola? Potremmo dire nulla, se non in rare eccezioni. Google ha preso provvedimenti contro lo spam in alcuni settori (in USA quello dei fabbri) ma in larga parte le violazioni sono rimaste impunite, anche nel caso di segnalazioni di spam da parte degli utenti.

Lo spam non esclude i caricamenti collettivi, al contrario! Molte catene riportano nei singoli nomi delle location, la località, (non consentito da Google in teoria, ma in pratica nei fatti).

2. Sedi che non esistono

È un trucco molto vecchio che funziona ancora molto bene. Se si vuole far rankare un business in una città nella quale non si trova, si crea una scheda falsa in un indirizzo di quella città dove potrà ricevere la cartolina postale con il PIN di verifica inviato da Google.

Se si viene scoperti, Google rimuoverà definitivamente il listing dai risultati locali, lasciando attivi solo i listing degli indirizzi reali.

A questo proposito, però, è bene precisare che rispetto al caso precedente, Google è molto più attento e la possibilità che si accorga che si tratta di un indirizzo falso è molto più frequente di quanto si immagini. Questo perché lo stesso Google invia degli aggiornamenti costanti sui singoli listing presenti online in quanto non si basa più solo sulle informazioni inviate dai proprietari/gestori delle schede, ma su una serie di informazioni reperite nel web oltre che sulle informazioni inviate dagli utenti. E, in caso di dubbio, Google provvederà a richiedervi la documentazione adeguata per giustificare un dato indirizzo.

3. Segnalazioni di spam che non vengono prese in considerazione

Come se la presenza di schede duplicate non fosse già di per sé un caso molto grave, ciò che è ancora più grave è il fatto che Google non riesca a prendere provvedimenti immediati nemmeno nel caso di avvenute segnalazioni di spam da parte degli utenti.

Prima che Google possa rispondere o intraprendere provvedimenti (penalizzazione o cancellazione della scheda) possono passare diversi mesi e anche nel caso ciò avvenga, è successo che la scheda sia stata ripristinata ad opera del proprietario.

Probabilmente Google dovrebbe rivedere i meccanismi delle segnalazioni o il modo in cui esse vengono valutate dal suo staff. Oppure dovrebbe prevedere un dipartimento anti-spam dedicato (un po’ come avviene per le penalizzazioni manuali a livello organico) che effettui dei controlli costanti sui listing di GMB.

4. Gli indirizzi nascosti permettono di nascondere lo spam

Le attività commerciali che non servono i propri clienti in negozio o che operano da un indirizzo privato hanno la possibilità di definirla come “attività che offre servizi a domicilio”. In questo caso, l’indirizzo non viene esposto su Google Maps e questa “utile” funzionalità viene molto sfruttata dagli spammer.

Molto spesso, la prima cosa che fanno i marketer quando rivendicano un’attività è quella di nascondere l’indirizzo e poi cancellare il listing da Google My Business. Questo permetterà al listing di restre online e rankare con le informazioni sbagliate (appositamente inserite).

Oppure, molto spesso un marketer rivendica un listing e modifca tutte le informazioni precedentemente online aggiungendone di nuove. Questo non dovrebbe essere possibile, ma di fatto avviene. Accade perché il ranking locale è associato anche alla “storicità” della scheda, per cui una scheda online per molto tempo ha maggiori probabilità di posizionarsi prima.

Cosa si deduce da tutto ciò? Lo spam purtroppo continua ad esistere ma fate attenzione perché il can che dorme potrebbe svegliarsi da un momento all’altro 🙂

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