Siamo ormai entrati in una nuova era della ricerca online.
Grazie a NearMedia scopro un articolo del MIT Technology Review, dal titolo: “AI means the end of internet search as we’ve known it”. È una lettura interessante data l’autorevolezza dell’editore, anche se non propone concetti del tutto nuovi.
Le persone stanno apprezzando il modo “conversazionale” dell’AI e la possibilità di fare domande di approfondimento. Anche Google se n’è accorta e sta apportando molti cambiamenti in questo senso, anche se ancora non li vediamo qui in Italia. Sta cambiando l’interfaccia e l’esperienza utente per integrare l’AI. Cambiamento dovuto anche alla pressione di ChatGPT.
Questo cambiamento porterà a delle criticità per alcuni settori, come quello delle informazioni, infatti gli editori sono molto preoccupati per la perdita di click provenienti dai motori di ricerca. Se questi ultimi, tramite l’AI, mi rispondono già con dei riassunti o delle panoramiche perché dovrei cliccare per approfondire?
Nell’ambito informativo probabilmente potranno anche emergere i nuovi motori ibridi come quello di ChatGPT e Perplexity.
Google tuttavia, continuerà a dominare le ricerche navigazionali e transazionali, dove le persone cercano brand o aziende specifiche.
Ma il più grande cambiamento in corso non dipende dall’AI, il punto è che la scoperta di contenuti avviene sempre più spesso fuori da Google.
Quindi ora occorre diversificare i canali per creare consapevolezza del brand e spingere le ricerche navigazionali o di brand direttamente su Google.
È un fenomeno che avviene già da tempo, ma ora sta diventando sempre più evidente.
Per questo, bisogna abbracciare una strategia più ampia, che includa non solo il motore di ricerca, ma anche l’AI, i vari social media, video, PR e persino i media tradizionali.
Questo è il motivo per cui da tempo ti proponiamo anche webinar su argomenti diversi da Google Maps.
E lato Local Search? Cosa succede nella ricerca Locale?
Qui Google la farà da padrone ancora per lungo tempo, anche per mancanza di competitor diretti . Anche se si possono scoprire luoghi tramite altri social ( Vedi questo post su Linkedin su Tik Tok ad esempio ), la strada contro Google è ancora lunga.
Soprattutto perché Google ha dalla sua i dati proprietari: dichiara oltre 200 milioni di luoghi all’interno di Google Maps, tutti strutturati, il cosiddetto “local Graph”. Chi può vantare questi numeri direttamente?
Direi nessuno. Inoltre, Google ha dalla sua un’esperienza consolidata e dei team verticalizzati con un’assistenza molto più proattiva e celere rispetto a tutti gli altri competitor.
Comunque gli altri non dormono e si muovono.
Perplexity, ad esempio, ha integrato Yelp (che però in Italia e in Europa non è utilizzato dagli utenti) tramite la Fusion API e ha recentemente annunciato una collaborazione più profonda con Tripadvisor , offrendo risultati più strutturati e ricchi. Inoltre, permette agli utenti di personalizzare le fonti, rimuovendo quelle meno rilevanti.
Anche ChatGPT sta facendo passi avanti: mostra già dati di Tripadvisor, ma sta integrando i dati della Places API di Foursquare, che coprono oltre 100 milioni di luoghi.
C’è poi BingPlaces e Apple Business Connect che sono validi strumenti, ma per ora ballano da soli.
Insomma tutto il mondo della ricerca si muove e bisogna adattarsi e chissà se pian piano non si modificheranno gli equilibri.